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IO SONO IN MOVIMENTO prefazione del libro


Sono 47 anni che nuoto.

Nuoto come ex atleta, agonista e master, nuoto come tecnico sportivo, nuoto come gestore di un impianto natatorio sportivo, nuoto come docente F.I.N. per aspiranti istruttori. Quando insegno nuoto con tutti: dai neonati di tre mesi agli adulti di ogni età. Questo grande privilegio mi ha permesso di soffermare l'attenzione sull'attitudine all'apprendimento, vista dal punto di vista di un bambino rispetto a quello di un adulto e comprendere che un giovane, se non adeguatamente stimolato ed educato ad essere in movimento, una volta cresciuto, si accontenterà di ciò che ha appreso fino a quel momento.

A volte alcune società sportive organizzano le loro attività su quelli che sono i primi scintillii di un possibile talento, trascurando quelli che a volte sono i talenti in via di formazione o le buone possibilità di un giovane. Vittime o carnefici, non lo so, di un mondo molto proiettato su ritorni di immagine immediati, rischiamo di caricare eccessivamente di aspettative e responsabilità il giovane talento ancora bisognoso di crescere e, al contempo, di addormentare un potenziale vivaio che, nella scarsa considerazione, perde motivazione verso lo sport praticato.

E' indubbio che in ogni sport ci siano giovani più o meno dotati ma, nonostante questo dato di fatto, tutti i giovani hanno diritto ad una possibilità per aspirare comunque al miglioramento personale. Lo sport non è solo una dote ma è anche un percorso esperienziale personale che ci educa a non avere limiti. Chiunque noi siamo, noi possiamo migliorarci.

Ci sono stati nuotatori di talento ai quali alcuni allenatori avevano consigliato di lasciar perdere. Lo stesso Michael Jordan fu scartato dalla squadra di basket del liceo perché non ritenuto all'altezza. Ci sono ragazzi che nascono e muoiono nelle panchine o persone che non si avvicinano allo sport perché qualcuno le ha fatte sentire inadeguate.

Molti abbandonano lo sport con una considerazione negativa di sé stessi a causa di un triste ricordo o una rabbia personale per aver vissuto un'esperienza più umiliante che migliorativa. Altri non si avvicinano nemmeno perché pensano di non averne i requisiti. Altri ancora si cuciono al petto la parola “così diverso per potere fare sport “

Lo sport è solo vincere o perdere?

Obiettivo di questo libro è quello di risvegliare nelle società sportive e negli allenatori appassionati la voglia, il desiderio, l’ambizione di crescere dei ragazzi che, sebbene solo alcuni saranno CAMPIONI, potranno essere tutti indistintamente VINCENTI perché, grazie al percorso sportivo, sperimenteranno l’idea di competizione e di successo personale, in modo formativo ed educativo, acquisendo abilità e uno stile di vita positivo. Questo grazie all’applicazione quotidiana, l’attrito delle difficoltà, il superamento delle sconfitte e la determinazione nel cercare il risultato.

Ma non solo. Anche i genitori possono fare la loro parte superando quell'atteggiamento che a volte ci fa consegnare i nostri figli allo sport, principalmente per orgoglio personale o desiderio di ambizione riflesso. Attraverso il nostro impegno dialoghiamo con le società dei nostri figli e chiediamo luoghi protetti dove:

a. possano sperimentare se stessi in modo costruttivo

b. Attraverso il confronto possano riconoscere i propri limiti vissuti come possibilità di miglioramento e non come umiliazione

c. grazie all'applicazione e all'allenamento sistemico possano imparare principalmente a superarsi e successivamente a superare

Anche i recenti studi della neuroscienza vengono in nostro aiuto. In particolare l’innovativa definizione di “cervello plastico” che rimette completamente in discussione l’idea di invecchiamento cerebrale, affermando la totale capacità rigenerativa del cervello, se adeguatamente stimolato, ad ogni età.

Uno studio rivoluzionario grazie al quale lo sport potrebbe essere la risposta culturale vincente mirata al cambiamento, soprattutto concretizzando questi studi scientifici con modelli pedagogici e didattici opportuni sui nostri bambini, fin da giovanissimi.

Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte perché il risultato finale di un team sarà esclusivamente mirato a sfornare campioni, atleti e sportivi educati ad un modello di vita in movimento, trasformato in uno stile di vita positivo e propositivo a beneficio personale e collettivo.


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